Come ogni anno abbiamo partecipato come sponsor al Premio Valeria Solesin, organizzato dal Forum della Meritocrazia e da Allianz Partners in memoria di Valeria, la giovane ricercatrice vittima dell’attentato al Bataclan di Parigi.

La mattinata, dopo i saluti del Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, e della Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Milano, Diana De Marchi, ha visto le/i giovani vincitori presentare le loro tesi, dedicate alla partecipazione femminile al mondo del lavoro, tema che studiava Valeria prima di andare incontro al suo destino.

Fra loro la “nostra” premiata, Elisabetta Stringhi, che ha elaborato un interessante studio sul fenomeno del revenge porn nell’ottica di una possibile responsabilizzazione delle piattaforme.

Ma quest’anno più che mai, il momento maggiormente toccante è stato l’intervento della mamma di Valeria, Luciana Milani.

In questi mesi, a Parigi, si sta celebrando il processo contro gli attentatori del Bataclan. Molti di voi avranno letto il reportage sulle udienze, scritto da par suo da Emanuel Carrère e pubblicato in Italia sulle pagine di Robinson, il settimanale culturale di Repubblica, ma è stato comunque toccante sentirne il racconto della mamma di Valeria.

Il giudice che presiede il processo ha deciso di dare la parola non solo ai testimoni e a coloro che possono offrire elementi utili all’accertamento dei fatti ma anche ai parenti delle vittime e Luciana Milani ha scelto di parlare. Lo ha fatto – ci ha spiegato – perché la parola è fondamentale per concedere ai morti, che non hanno più voce, di far parte della storia.

Come sempre senza enfasi, ha descritto un processo in cui sono intervenuti anche gli innumerevoli feriti con il loro calvario di operazioni, amputazioni, lesioni permanenti e ha ricordato il papà di una giovane, che lavorava come tecnica del suono al Bataclan, che continua a pagare l’abbonamento del telefono della figlia per ascoltarne ancora la voce, registrata sulla segreteria.

Infine ci ha spiegato di come Parigi, già annientata dagli attentati, segua con calda partecipazione il processo, stringendosi a quello che la mamma di Valeria ha definito “un grande affresco di umanità che ha diritto di parola”.

Già eravamo fieri di sostenere questa meritoria iniziativa, per la memoria di Valeria certo, ma anche per la promozione dei giovani e di studi fondamentali per un futuro sostenibile di reali pari opportunità. Dopo ieri, lo siamo ancora di più.