Scaramanzia? Dimenticanza? Poca informazione? No, forse semplice difficoltà emotiva ad accettare di dover lasciare il testimone alle future generazioni.

Diversamente da quanto avviene in molte altre nazioni, tra cui per esempio Stati Uniti, Canada e Regno Unito, in cui vige una profonda cultura della pianificazione successoria, gli italiani sono da sempre restii a pianificare la sorte del proprio patrimonio per il periodo successivo alla propria morte. 

Questa mentalità “conservativa” sta, però, cambiando.

Complici, evidentemente, l’incertezza e la preoccupazione per il futuro diffuse dalla pandemia da Covid-19, da circa un paio d’anni stiamo assistendo ad un notevole aumento di interesse per l’argomento.

Del resto, i benefici di una efficace pianificazione patrimoniale sono notevoli e duraturi, gli strumenti per metterla in atto numerosi, diversi tra loro e, soprattutto, adattabili alle esigenze di ciascuno. È solo una questione di mentalità e di propensione al cambiamento.

Ripartendo dal titolo di questo articolo, perché è importante “PROGRAMMARE” il passaggio generazionale?

Per decidere oggi a chi sarà destinato, un domani, il nostro patrimonio.

Non è detto, infatti, che i soggetti che la legge stabilisce come nostri eredi siano gli stessi ai quali noi desideriamo siano destinati tutti i nostri beni.

Cosa occorre “PRESERVARE”?

Il patrimonio, ovviamente. E da quali rischi?

Per esempio dall’impatto fiscale sui trasferimenti di ricchezza agli eredi. Le imposte di successione, infatti, non colpiscono solo i patrimoni consistenti, ma anche i risparmi più modesti.

Una corretta pianificazione successoria consente, invece, di ridurre al minimo la tassazione sebbene, occorre precisarlo, in Italia le imposte sulle successioni prevedono delle franchigie piuttosto alte (con riferimento alle successioni in linea retta).

Ma non solo. Pianificare significa preservare il patrimonio da eventuali blocchi dei beni conseguenti al decesso e/o prevenire aggressioni creditorie.

In quest’ultima ipotesi potrebbero essere utili strumenti che, per legge, sono impignorabili e insequestrabili (tipico esempio, le polizze assicurative) tutelando così gli interessi degli eredi.

Interessi che, peraltro, assumono un peso ancor più rilevante se, tra gli eredi, vi sono minori o soggetti deboli e fragili, incapaci di gestire autonomamente quanto ricevuto in eredità.

In tal caso è importante individuare soluzioni giuridiche che supportino, perlomeno per un certo lasso di tempo, gli eredi nell’amministrazione del patrimonio che dovrà essere utilizzato, in particolare, per soddisfare e garantire le più varie esigenze di una vita futura. 

Una efficace pianificazione successoria, quali problemi consente di “PREVENIRE”?

Moltissimi.

Primo tra tutti, i dissidi tra gli eredi al momento della divisione del patrimonio ereditario.

Dissidi che potrebbero assumere dimensioni ancora più preoccupanti e divenire vere e proprie dispute familiari qualora gli eredi in disaccordo siano legati da vincoli di parentela. Caso tipico e frequente, le liti tra i discendenti del defunto oppure tra i componenti di famiglie allargate. 

È noto che la conflittualità tra gli eredi, se irreversibile ed irreparabile, sfocia inevitabilmente in contenziosi giudiziari dall’esito incerto e, talvolta, insoddisfacente, oltre che dispendiosi in termini economici, di tempo ed energia.

Quindi, non dimentichiamoci mai, che prevenire il conflitto costa decisamente meno che risolverlo.

La protezione patrimoniale è un tema molto sentito anche nell’ambiente imprenditoriale.

Se, infatti, all’interno del patrimonio c’è una società in cui operano più componenti della stessa famiglia, in ambiti e ruoli diversi, oppure in cui prestano attività solo alcuni membri mentre altri non se ne occupano, programmare il passaggio generazionale consente all’imprenditore di preservare gli assetti proprietari e manageriali, evitando situazioni che potrebbero danneggiare la continuità aziendale (perdita di valore sul mercato, perdita di finanziatori, svendita del marchio…).

Infatti, pianificare la successione aziendale significa gestire non solo un “passaggio” di beni ma, anche e soprattutto, di “competenze”.

Questi sono i motivi per i quali è opportuno che l’imprenditore si attivi per tempo, progettando, quando è ancora in vita, l’assetto societario successivo alla propria morte, tenendo in debita considerazione le capacità, inclinazioni ed attitudini di ogni membro della famiglia.  

Il nostro ordinamento prevede numerosi istituti giuridici per realizzare una pianificazione successoria efficace e strategica.

Tra i più noti ed utilizzati vi sono i testamenti nelle loro diverse forme e contenuti, i trust, le donazioni, le varie tipologie di polizze assicurative con finalità successoria, i fondi patrimoniali, i patti di famiglia, le clausole statutarie, le società immobiliari e fiduciarie.  

È però necessario verificare quale di questi strumenti meglio si adatta alle esigenze della famiglia e dell’impresa.

Come detto, non esiste una soluzione identica ed uguale per tutti.

Le soluzioni sono tante, diverse e legate alle specifiche circostanze e necessità.

Non è escluso, inoltre, che per ottenere un risultato efficace e durevole nel tempo occorra utilizzare più di uno dei predetti strumenti di pianificazione successoria, combinati e coordinati tra loro.

In conclusione, la pianificazione successoria deve essere vista come un’opportunità piuttosto che un problema. La parola d’ordine è, quindi, tempestività nell’effettuare una analisi dettagliata del patrimonio, della situazione familiare e dei rischi del “non fare”.